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Vita di Santa Gianna Beretta Molla

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Santa Gianna Beretta Molla (1922–1962) è un esempio luminoso di santità laicale, maternità eroica e fede incarnata nella vita quotidiana. Medico, moglie, madre e donna di profonda spiritualità, Gianna ha testimoniato con la sua esistenza che la vocazione alla famiglia e alla professione medica possono essere vie autentiche di santità.

La sua scelta finale – dare la vita per salvare quella della figlia che portava in grembo – ha commosso e ispirato milioni di persone nel mondo, rendendola simbolo del valore sacro della vita e del coraggio cristiano della maternità.

Infanzia, studi e vocazione professionale

Gianna nacque il 4 ottobre 1922 a Magenta, vicino Milano, in una famiglia profondamente cristiana e impegnata nel sociale. Fin da giovane mostrò una fede solida e matura, nutrita dalla preghiera quotidiana, dalla partecipazione alla Messa e da un forte senso di servizio.

Studiò medicina all’Università di Milano e di Pavia, laureandosi nel 1949. Si specializzò in pediatria, mossa dal desiderio di curare le madri e i bambini, le categorie più fragili della società.

La sua vocazione medica si intrecciò da subito con la sua fede: considerava la medicina come una missione, e il paziente come un fratello da servire con amore cristiano, nel corpo e nello spirito.

Impegno nella vita sociale e spirituale

Gianna fu attiva anche nell’Azione Cattolica, dove coordinava gruppi giovanili femminili, promuovendo la formazione morale, spirituale e umana. Amava l’arte, la montagna, la musica, e viveva una fede moderna ma profonda, radicata nel Vangelo e nel servizio.

Nel suo tempo libero praticava alpinismo e sci, convinta che la bellezza del creato fosse un riflesso della presenza di Dio. La sua spiritualità era semplice, concreta, gioiosa: fondata sull’Eucaristia, sulla carità e sulla fiducia totale nella Provvidenza.

Il matrimonio e la vocazione alla maternità

Nel 1955 sposò Pietro Molla, ingegnere industriale, con il quale visse un matrimonio felice, profondo, aperto alla vita. La loro unione fu un vero cammino di santità coniugale, fatto di preghiera comune, dedizione reciproca e fiducia in Dio.

Gianna e Pietro ebbero tre figli (Pierluigi, Maria Zita detta Mariolina e Laura), e la loro casa divenne una piccola chiesa domestica, dove regnavano la serenità, la generosità e la presenza viva del Vangelo.

Nel 1961, durante la quarta gravidanza, a due mesi dal concepimento, le fu diagnosticato un fibroma all’utero. I medici le prospettarono tre opzioni:

  • isterectomia totale (che avrebbe salvato la sua vita ma impedito la nascita del bambino),
  • rimozione dell’utero con il feto,
  • intervento conservativo con rischio per la madre.

Gianna scelse senza esitazione di salvare la vita del figlio, accettando il rischio mortale per sé stessa. Disse chiaramente:
«Salvate il bambino, qualunque cosa succeda.»

La nascita della figlia e il sacrificio supremo

Il 21 aprile 1962 nacque Gianna Emanuela, sana e forte. Subito dopo il parto, Gianna fu colpita da una setticemia post-operatoria, causata dall’infezione dell’apparato peritoneale. Nonostante le cure, le sue condizioni peggiorarono rapidamente.

Soffrì con pazienza, preghiera e lucidità, offrendo ogni dolore per la sua famiglia e per la vita della bambina. Morì il 28 aprile 1962, a soli 39 anni, dopo aver ripetuto più volte:
«Gesù, ti amo».

Canonizzazione e culto

La fama della sua santità si diffuse rapidamente. La sua testimonianza divenne segno profetico per la difesa della vita, della maternità e della dignità della donna.

Fu beatificata da San Giovanni Paolo II nel 1994, durante l’Anno Internazionale della Famiglia, e canonizzata nel 2004, come modello di santità coniugale e materna. Alla canonizzazione erano presenti il marito Pietro e la figlia Gianna Emanuela, un fatto storico unico nella Chiesa.

È oggi:

  • patrona delle madri, dei medici, dei bambini non nati e delle famiglie,
  • figura centrale nella pastorale per la vita e nelle Giornate mondiali della famiglia,
  • invocata da donne incinte, coppie in difficoltà e difensori della vita umana.

Attualità della sua testimonianza

Santa Gianna è più che mai attuale, perché:

  • ricorda al mondo il valore inviolabile della vita umana, dal concepimento alla morte naturale,
  • testimonia che la maternità è una vocazione eroica e profonda,
  • mostra che la santità si vive nel quotidiano: nel lavoro, nella famiglia, nelle scelte difficili,
  • è modello per ogni laico impegnato nella società e nella professione con spirito evangelico.

Conclusione
Santa Gianna Beretta Molla è una santa del nostro tempo: donna, sposa, madre e medico, ha vissuto con coraggio e amore la sua fede, fino al dono supremo della vita. La sua esistenza, breve ma luminosa, è un invito a vivere con radicalità il Vangelo nell’oggi, scegliendo sempre l’amore più grande.

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