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Vita di Santa Rita da Cascia

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Santa Rita da Cascia (1381–1457) è una delle sante più venerate della cristianità, amata da milioni di fedeli come l’avvocata dei casi impossibili e delle cause disperate. La sua vita fu una straordinaria testimonianza di fede, perdono, sacrificio e amore totale per Cristo, vissuta prima come sposa e madre, poi come vedova, infine come monaca agostiniana.

Segnata dal dolore, ma sempre guidata dalla speranza e dalla preghiera, Rita seppe trasformare il male subito in amore donato. È venerata come modello di pazienza, riconciliazione e umiltà, e la sua tomba a Cascia è meta di continui pellegrinaggi.

Infanzia e desiderio di vita religiosa

Margherita Lotti – questo il nome di battesimo di Santa Rita – nacque nel 1381 a Roccaporena, una frazione di Cascia, in Umbria, da Antonio e Amata Lotti, due coniugi contadini noti per la loro fede e giustizia. Fin da piccola, Rita dimostrò una profonda inclinazione alla preghiera, alla carità e al silenzio, tanto da desiderare ardentemente la vita religiosa.

Secondo la tradizione, da neonata fu circondata da api bianche, simbolo profetico della sua futura dolcezza e santità. Tuttavia, i genitori la promisero in sposa, secondo l’usanza del tempo, ad un uomo scelto per lei, rinviando così il suo ingresso in convento.

Il matrimonio e la vita familiare difficile

Intorno ai 12 anni, Rita fu data in sposa a Paolo Mancini, uomo violento, rude e coinvolto in faide locali. Il matrimonio durò circa 18 anni, ed ella lo affrontò con dedizione e pazienza eroica. Nonostante i maltrattamenti, non rispose mai con rabbia, ma lo circondò di amore, preghiera e silenziosa sopportazione.

Dal matrimonio nacquero due figli, ai quali Rita trasmise valori di fede, perdono e pace. Dopo anni di tensioni, Paolo si convertì, diventando un uomo più mite e sereno. Tuttavia, venne assassinato in un agguato, forse a causa delle antiche inimicizie.

Rita si trovò vedova e madre sola, e il dolore si moltiplicò quando anche i due figli morirono prematuramente, probabilmente di malattia, poco dopo. Si racconta che Rita pregò Dio affinché li prendesse con sé, piuttosto che vederli cadere nella spirale della vendetta.

Ingresso nel convento e vita monastica

Dopo la morte della famiglia, Rita si ritrovò sola al mondo e rinnovò con forza il desiderio giovanile di entrare nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia. Per tre volte le monache la rifiutarono, ritenendo inopportuno accogliere una vedova segnata da sangue e faide.

Rita, però, non si arrese. Chiese pace tra le famiglie nemiche, riconciliando le parti e ponendo fine all’odio, con un gesto profetico che mostrava già il suo carisma di pacificatrice. Finalmente, intorno ai 36 anni, fu accolta nel convento, dove visse per circa quarant’anni in penitenza, preghiera, obbedienza e silenzio.

La stimmata alla fronte e le sofferenze spirituali

Nel 1432, durante una preghiera intensa davanti al crocifisso, ricevette una stimmata sulla fronte, una ferita profonda e dolorosa, come se una spina della corona di Cristo fosse penetrata nella sua pelle. Questa ferita la accompagnò per 15 anni, procurandole dolori lancinanti, emicranie e isolamento, poiché emanava un odore sgradevole che la costrinse al ritiro dalla vita comunitaria.

Nonostante tutto, Rita continuò a offrire le sue sofferenze a Dio, partecipando misticamente alla passione del Signore. Spesso rimaneva ore in contemplazione, immersa nell’unione con Cristo crocifisso, e mostrava una serenità soprannaturale, anche nel dolore più acuto.

Fu anche protagonista di numerosi episodi miracolosi, tra cui:

  • la rosa sbocciata in inverno, ricevuta in dono quando era ormai in punto di morte,
  • guarigioni inspiegabili attribuite alla sua intercessione già in vita,
  • visioni celesti e rivelazioni spirituali, sempre vissute con umiltà.

Malattia, morte e culto

Negli ultimi anni, Rita fu colpita da una grave malattia invalidante, probabilmente tubercolosi ossea o infezione cronica, che la costrinse a letto. Sopportò tutto con totale abbandono alla volontà di Dio, sempre sorridente e riconoscente. Non si lamentò mai, e riceveva con gioia le consorelle e i visitatori che accorrevano per avere una sua parola.

Morì il 22 maggio 1457, all’età di 76 anni, consumata da una vita di amore, dolore e santità. La sua salma rimase incorrotta per secoli, ed è oggi visibile nel Santuario di Santa Rita a Cascia, che attira ogni anno centinaia di migliaia di pellegrini.

Fu beatificata nel 1627 da papa Urbano VIII e canonizzata nel 1900 da Leone XIII. È patrona delle cause impossibili, delle donne ferite, delle famiglie in crisi, delle vedove e delle spose tradite.

Attualità della sua testimonianza

Santa Rita è oggi più che mai una figura attuale, esempio per:

  • chi vive sofferenze familiari e solitudine,
  • chi è chiamato a perdonare l’imperdonabile,
  • chi affronta la malattia con fede,
  • chi cerca pace nelle situazioni umanamente disperate.

La sua spiritualità insegna che nulla è perduto quando si prega, che la croce può diventare fonte di amore, e che l’impossibile per l’uomo è possibile per Dio.

Conclusione
Santa Rita da Cascia è una delle sante più amate perché ha condiviso la vita concreta, il dolore e le ferite più profonde dell’anima umana. Moglie, madre, vedova e monaca, fu sempre fedele a Cristo, anche quando tutto sembrava perduto. La sua malattia e la sua morte sono il sigillo di una vita pienamente donata. A lei si rivolgono ancora oggi milioni di persone che trovano conforto, forza e speranza nel suo esempio e nella sua intercessione.

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