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Vita di San Tommaso d’Aquino

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San Tommaso d’Aquino (1225–1274) è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi teologi e filosofi della storia, definito dalla Chiesa come Doctor Angelicus, ovvero Dottore Angelico. Religioso domenicano, pensatore rigoroso, contemplativo profondo, San Tommaso ha saputo unire ragione e fede, filosofia e teologia, con un’opera che ha influenzato profondamente la cultura cristiana occidentale fino ad oggi.

Con la sua vita esemplare, fatta di studio, preghiera, umiltà e dedizione totale a Dio, e con i suoi scritti – primo fra tutti la monumentale Summa Theologiae – Tommaso non solo ha offerto risposte razionali alla fede, ma ha anche formato generazioni di sacerdoti, filosofi e credenti. Morì giovane, dopo anni di intensa attività intellettuale e spirituale, lasciando un’eredità incalcolabile.

Infanzia nobile e formazione precoce

Tommaso nacque nel 1225 nel castello di Roccasecca, vicino ad Aquino (in provincia di Frosinone), da una nobile famiglia longobarda. Era il figlio più giovane del conte Landolfo d’Aquino e della contessa Teodora Caracciolo, appartenenti all’alta aristocrazia del Regno di Sicilia. Sin da piccolo fu affidato all’abbazia benedettina di Montecassino, per ricevere un’educazione monastica e avviarsi a una carriera ecclesiastica prestigiosa.

Già in giovanissima età, dimostrò intelligenza brillante e sete di sapere. A circa 14 anni fu mandato a Napoli per completare gli studi presso lo Studio Generale, dove entrò in contatto con i maestri domenicani e, attratto dal loro stile di vita povero e apostolico, chiese di entrare nell’Ordine dei Predicatori.

La sua scelta provocò uno scandalo familiare: i genitori, contrari alla vita mendicante, cercarono di dissuaderlo. Venne perfino segregato per oltre un anno nel castello di famiglia, ma non cedette. Uscito da quella prova con forza interiore ancora più salda, vestì definitivamente l’abito domenicano e partì per Colonia, dove fu allievo di Sant’Alberto Magno, uno dei massimi pensatori del tempo.

Studio, insegnamento e metodo teologico

A Colonia e poi a Parigi, Tommaso approfondì le scienze teologiche e filosofiche. La sua mente era così acuta, e il suo carattere così riservato, che i compagni lo soprannominarono “il bue muto”, ma Sant’Alberto profetizzò: “Un giorno questo bue muto farà risuonare la sua voce in tutto il mondo”.

Tommaso fece propri gli strumenti della filosofia aristotelica, allora riscoperta attraverso le traduzioni arabo-latine, e li integrò in una visione cristiana completa, sistematica e profondamente spirituale. Nacque così il suo metodo scolastico, basato su:

  • domande (quaestiones),
  • obiezioni,
  • risposte argomentate e rigorose,
  • sintesi tra fede rivelata e ragione naturale.

Scrisse opere fondamentali:

  • Summa Theologiae, la più celebre, summa incompiuta della teologia cattolica,
  • Summa contra Gentiles, rivolta alla difesa della fede contro il pensiero musulmano ed ebraico,
  • numerosi commenti alla Sacra Scrittura e ad Aristotele,
  • opere liturgiche, tra cui gli inni per il Corpus Domini (come il Pange lingua e il Tantum ergo).

Spiritualità profonda e vita ascetica

Nonostante fosse immerso negli studi, Tommaso fu sempre uomo di preghiera profonda e fervente. Ogni sua riflessione partiva dall’adorazione del Mistero. Celebre il suo amore per l’Eucaristia, che considerava fonte e culmine della vita cristiana. Spesso meditava inginocchiato davanti al Tabernacolo, in lacrime, prima di scrivere.

Viveva con umiltà francescana, rigore domenicano e dolcezza evangelica. Dormiva pochissimo, mangiava con sobrietà, e dedicava ogni momento all’adorazione, allo studio o all’insegnamento. Era noto per la sua mitezza, per la capacità di ascoltare anche i più umili, e per l’assoluta castità e distacco dal potere e dalla fama.

Nel 1273, dopo un’estasi avuta durante la Messa, smise improvvisamente di scrivere. Alla domanda del confratello Reginaldo su perché avesse abbandonato la Summa, rispose:
«Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia in confronto a ciò che ho visto».

Malattia, morte e canonizzazione

Nel gennaio del 1274, mentre si recava al Concilio di Lione, su richiesta del papa, per contribuire al dialogo tra Chiesa latina e greca, si ammalò gravemente lungo il cammino. Fu accolto dai monaci cistercensi dell’abbazia di Fossanova, dove venne curato con affetto.

Le sue condizioni peggiorarono rapidamente: febbre, debolezza progressiva, dolori addominali – forse sintomi di un’ulcera perforante o peritonite. Prima di morire, ricevette l’Eucaristia con profonda commozione, e pronunciò un’ultima preghiera di totale abbandono a Dio.

Morì il 7 marzo 1274, a soli 49 anni, lasciando incompiuta la Summa Theologiae. Venne canonizzato nel 1323 da Papa Giovanni XXII, e nel 1567 Pio V lo proclamò Dottore della Chiesa. Nel 1880, Leone XIII lo dichiarò patrono degli studenti e delle università cattoliche.

Eredità teologica e attualità del suo pensiero

Il pensiero di San Tommaso d’Aquino ha influenzato in profondità:

  • la filosofia medievale e moderna,
  • la teologia dogmatica, morale e sacramentale,
  • la spiritualità domenicana e monastica,
  • la liturgia e la devozione eucaristica.

La sua capacità di tenere unita la fede e la ragione, il soprannaturale e il naturale, è oggi di straordinaria attualità, in un mondo segnato da relativismo e frammentazione. I suoi testi sono ancora lettura obbligatoria nei seminari, e fonte inesauribile per chi cerca la verità con cuore aperto e mente libera.

Conclusione
San Tommaso d’Aquino è stato uno dei più grandi doni che la Chiesa abbia ricevuto: mente luminosa, anima contemplativa, cuore umile. La sua vita, la sua malattia e la sua morte in preghiera sono testimonianza di un’esistenza tutta orientata a Dio, alla verità e alla carità. Ancora oggi ci guida nel cammino della fede, mostrando che credere e pensare non sono opposti, ma amici nel cammino verso il Mistero.

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